IC4BAROLINI

I Prof si presentano

Nuove interviste a nuovi professori…

La professoressa Salvatori è stata la nostra insegnante di Italiano quest’anno. Siccome ci siamo trovati molto bene con lei, abbiamo deciso di rivolgerle alcune domande.

-Come si è sentita quando l’hanno chiamata per la prima volta “professoressa”?

E’ stata una grande emozione per un traguardo raggiunto, dopo tanti anni di studio.

-Da quanti anni insegna?

Da quattro anni.

-In quante scuole ha insegnato?

In sei scuole.

-Che lavoro voleva fare quando era piccola?

Non avevo le idee chiare sul mio futuro, ma sentivo che mi sarebbe piaciuto prendermi cura degli altri.

-Essere un professore o professoressa è difficile?

Sì, è molto difficile, perché insegnare è solo una parte del lavoro. Bisogna essere anche educatori e un po’ psicologi, ma alla fine del duro lavoro è gratificante constatare il percorso di crescita degli alunni.

-Quali doti vengono richieste per insegnare?

Autorevolezza, empatia e soprattutto passione.

– È soddisfatta del lavoro che fa? 

Sì, molto. E’ un lavoro in cui non si smette mai di imparare.

-Si è trovata bene con la 2C e le altre classi della Barolini?

Sì, moltissimo. Conservo un bel ricordo di tutte le classi, soprattutto della vostra.

-Le piace insegnare?

Sì, molto.

-Come mai ha scelto di insegnare?

Perché mi piace lavorare con i ragazzi e guidarli nella loro crescita.

-Quale argomento le pare più interessante o attuale tra quelli che trattiamo in classe?

La Divina Commedia.

-Vorrebbe avere più ore a settimana per insegnare la sua disciplina?

Si, soprattutto per Storia e Geografia occorrerebbero più ore.

-Come si è trovata alla Barolini?

Molto bene, perché è una scuola accogliente.

D.E. e J.J.

 

Il prof. Pitronaci è stato il nostro insegnante di matematica e scienze negli ultimi due anni. Ecco la sua intervista!

  1. Da quanti anni insegna? 
  • La mia carriera da insegnante iniziò nel 2005: sono quindi ormai 16 anni che ho il piacere di esercitare la professione di insegnante. Esperienza meravigliosa fino a qui.
  1. Quale scuola superiore ha frequentato?
  • Essendo particolarmente portato per lo studio di materie scientifiche, ho frequentato un Istituto Tecnico per Geometri.
  1. Dove e in cosa si è laureato?
  • Mi sono Laureato in scienze geologiche all’Università degli studi di Catania. Ll’esperienza universitaria è stata per me positiva.  
  1. Quante scuole ha cambiato?
  • Come vi ho già  detto, la mia carriera professionale ha avuto inizio 16 anni fa; pertanto in questi anni ho avuto modo di insegnare in diversi istituti, ben 14, tutti Istituti Comprensivi. In ognuna di queste scuole ho trovato un ambiente lavorativo accogliente e piacevole. Posso dirvi che, nonostante le scuole cambiate di anno in anno siano davvero numerose, mi ritengo fortunato, perché in ognuno di esse ho incontrato colleghi ed  alunni con cui ho avuto modo di instaurare rapporti di amicizia improntati sul dialogo e sul rispetto reciproco.
  1. Perché ha voluto insegnare?
  • Ho deciso di intraprendere l’attività di insegnante perché mi piace trasmettere agli altri la mia conoscenza ed arricchirla ogni giorno sempre più insieme ai miei studenti. 
  1. Perché ha voluto insegnare matematica e scienze? 
  • La mia laurea in scienze geologiche mi dà la possibilità di poter insegnare biologia, geologia, chimica nelle scuole secondarie di secondo grado e matematica e scienze nella scuole secondarie di primo grado. Insegno matematica e scienze grazie al mio indirizzo di studi: sono state  sin da piccolo le materie verso le quali ho avuto una particolare propensione. Pensate che fin da piccolo provavo da me a fare dei piccoli esperimenti. Il mondo delle scienze mi ha sempre appassionato e cerco di trasmettere la mia passione ai miei studenti.  
  1. Gli studenti, solitamente, partecipano alle conversazioni e sono attenti nelle lezioni, oppure sono distratti? 
  • Gli studenti, posso tranquillamente dire, partecipano attivamente alle mie lezioni, intervengono con conversazioni favorevoli all’apprendimento e sono particolarmente attenti. Ho sempre avuto alunni particolarmente interessati alle discipline che insegno. 
  1. Com’è il rapporto che ha con i suoi studenti?
  • Con i miei studenti ho un bellissimo rapporto, un rapporto sereno improntato sull’ascolto empatico e sul rispetto reciproco. Cerco sempre di coinvolgerli durante le lezioni e faccio sempre il possibile per appassionare loro alla conoscenza.
  1. Cosa voleva fare da piccolo?  
  • Sin da piccolo, come vi dicevo, avevo una particolare propensione per le materie scientifiche e crescendo ho cercato sempre di alimentare questa mia propensione. Sin da piccolo volevo fare quello che faccio attualmente, l’insegnante e il geologo allo stesso tempo. 
  1. Ha sempre insegnato nel nord-Italia? 
  • La mia carriera lavorativa ha avuto inizio nel Nord Italia. Si, ho sempre insegnato in Veneto. 
  1. Le piace insegnare?  Perché?
  • Si, insegnare mi soddisfa pienamente. Perché la voglia di trasmettere agli altri il mio sapere è sempre tanta, così come la mia voglia di ampliare e arricchire la mia conoscenza. Penso che amare ciò che si fa è fondamentale per poterlo farlo nei migliori dei modi.    
  1. Da quanti anni insegna alla scuola Barolini? 
  • Con questo anno scolastico appena concluso, due. Sono davvero contento di aver scelto questa scuola con l’immissione di ruolo e posso dire che porterò sempre nel mio cuore la scuola Barolini.  

 

      A.T.S.

 

Oggi vi faremo conoscere di più il nostro prof di Religione, Biagio Piemontese.

Da quanti anni insegna?

-16,17? Ho perso il conto…

Cosa le piace di più del suo lavoro?

-Sicuramente l’aspetto relazionale: educare e veder crescere i ragazzi rappresenta molto per me. Ricevo molto da loro che, spesso, insegnano molto di più di quello che avrei immaginato.

Come si è trovato alla Barolini?

-Molto bene. Sono stato accolto e spero di aver accolto.

Come mai ha scelto di insegnare proprio religione?

-Bella domanda. Sono nato in una famiglia credente, cattolica. Da quando ho approfondito lo studio della Filosofia mi ha sempre appassionato conoscere l’uomo. Ho immaginato cosi l’uomo come un grande albero che può produrre frutti meravigliosi attingendo ad una sorgente profonda chiamata Dio, Spirito. Ecco, affascinato da questa scoperta e da questa immagine personale ho approfondito lo studio della Teologia e ho capito che molti uomini, di tutti i tempi e di qualsiasi latitudine, hanno cercato di raccontare, mostrare, spiegare il percorso che conduce alla scoperta di questa “sorgente”. Ho intuito, allora, che la ricerca di Dio è un patrimonio comune dell’umanità. Perché non mostrare ai ragazzi questa scoperta straordinaria, insegnando la religione?

Di dove è originario?

-Di una città recentemente nominata come “la più calda del mondo”: Foggia. Quando mi sono sposato, il termometro segnava 46 gradi!!!

-In quali altre scuole insegna?

-Alla Bortolan e alla Mainardi. Insegno in tre belle scuole e sono fiero dei miei colleghi e dei miei ragazzi.

D.E.

 

La professoressa Laura Boschiroli è stata la nostra insegnante di Tedesco. Noi vorremmo tanto che rimanesse anche il prossimo anno scolastico. Intanto, con questa intervista, abbiamo cercato di farvela conoscere un po’ di più… 

Buongiorno Prof, perché ha scelto di insegnare?

Perché per me è una sfida riuscire a trasmettere agli studenti la mia passione per le lingue. Ho scelto questo questo lavoro anche perché mi permette di mettermi in gioco con ragazzi che, a volte, hanno opinioni e punti di vista diversi dal mio.

Perché proprio Tedesco?

Fin dalle superiori mi sono sempre interessata alle lingue straniere. Al liceo ho avuto modo di prendere parte ad uno scambio culturale con la Germania e sono rimasta affascinata dalla cultura di questo popolo.

Se non avesse fatto la professoressa, che lavoro avrebbe fatto?

Non lo so, probabilmente avrei scelto di lavorare nel settore turistico, perché avrei potuto usare le lingue e conoscere presone di nazionalità diversa.

Da quanti anni insegna?

Da un anno e mezzo.

Ha mai fatto un viaggio in Germania? Se si, dove?

Sì, durante il liceo ho partecipato ad uno scambio culturale di una settimana con una scuola di Landshut. All’università ho vinto una borsa di studio di sei mesi all’università di Bamberg. E’ stata una bellissima esperienza che mi ha arricchito molto dal punto di vista personale.

Quali sono gli aspetti positivi e negativi del suo lavoro?

Ciò che mi piace del mio lavoro è essere circondata da ragazzi e affrontare ogni giorno situazioni e sfide diverse. L’aspetto negativo è l’instabilità dei primi anni lavorativi. Infatti, spesso, instauro delle relazioni e inizio un percorso con dei ragazzi senza sapere se li vedrò l’anno successivo.

A.M. 2B

 

Il professor Giovanni Principe è stato il nostro insegnante di Percussioni nell’anno scolastico appena concluso. Con questa intervista abbiamo cercato di conoscerlo un po’ di più…

1) Come ha scoperto la sua passione per la musica? 

Ho scoperto questa passione sin da piccolo. La mia prima batteria l’ho avuta verso gli otto anni. 

2) Quando ha cominciato a insegnare? 

Ho dato le mie prime lezioni a degli amici, quando frequentavo il conservatorio.  Ho iniziato ad insegnare a 23 anni. 

3) Se potesse tornare indietro, cambierebbe qualcosa? 

Difficile dirlo, le scelte cambiano in base all’età e all’esperienza.

 4) Cosa ama in particolare del suo lavoro? 

Il continuo studio, non sentirsi mai realizzato a pieno, l’arte non te lo permette.

 5) Che approccio ha con i suoi alunni? 

Un rapporto di responsabilità e di rispetto. La musica ti impone di dare tutto ciò che conosci. Non sei l’artista, ma l’insegnante. 

6) Cosa l’ha spinta a fare musica? 

La musica è un’arte che non si serve di materia nel rappresentare qualsiasi immagine. L’immagine si trova nella tua mente, si nutre di idee e, per avere idee sempre più profonde, devi crescere attraverso la sua armonia e il suo canto. 

7) Qual è lo stile di musica che predilige? 

Jazz, After Fusion (Jazz Rock), fusion, Contemporary Jazz, R&B, latin…. può bastare? 

8) Ha mai preso ispirazione da un artista famoso? 

Da tanti artisti, con alcuni ho condiviso momenti e lezioni. Con la loro presenza capivo l’importanza del pensiero, la memoria è poco rilevante. Ne ho amati tanti e ora ammiro ciò che hanno fatto di bello per tanti come me che si ispirano al loro genio. 

 M.T. 2B

A conclusione dell’anno scolastico, abbiamo intervistato la professoressa Ludovica Lezzi, che è arrivata nella nostra scuola quest’anno per insegnare Matematica e Scienze. Queste sono le domande e le risposte:  

Si è trovata bene con la 2C e le altre classi della Barolini?

Sì, mi sono trovata bene. Dopo un primo periodo di reciproca conoscenza abbiamo instaurato un buon clima in classe che ha reso sereno lo svolgimento delle lezioni

Le piace insegnare?

Mi piace molto insegnare, è un lavoro sfidante che si deve rinnovare e reinventare continuamente, a seconda delle personalità di ogni discente.

Da anni svolge questa professione?

Svolgo la professione da 5 anni.

Come mai ha scelto di insegnare proprio matematica e scienze?

Matematica e scienze hanno fatto parte del mio percorso di formazione universitaria.

Vorrebbe continuare a insegnare qui?

Sebbene le probabilità di tornare in questa scuola siano basse, mi piacerebbe.

In quali altre scuole ha insegnato?

Ho insegnato in altre scuola medie a Parma (tre diverse scuole). Inoltre ho insegnato chimica e biologia presso la Scuola per l’Europa di Parma, nella sezione italiana.

Si è trovata bene nelle altre scuole?

Sì, mi sono trovata sempre abbastanza bene, credo si debba sempre trovare il modo per adattarsi al meglio.

Di dove è originaria?

Sono originaria di un piccolo paesino chiamato Botrugno, nel cuore della provincia di Lecce.

Le piace Vicenza?

Vicenza mi piace abbastanza per quel che ho potuto vedere (poco) in questi mesi di permanenza.

La conosceva già?

Conoscevo pochissimo Vicenza, ci ero venuta qualche volta.

In quali altre città ha lavorato?

Ho lavorato principalmente a Parma.

Ha mai lavorato all’estero?

No, non ho mai lavorato all’estero.

Cosa ha provato la prima volta che l’hanno chiamata professoressa?

Ho provato incredulità, mi sembrava una definizione troppo ingombrante per una persona senza esperienza.

Che lavoro sognava di fare quando era bambina?

Da bambina sognavo di fare l’archeologa e girare il mondo alla scoperta di scheletri di civiltà misteriose.

E’ difficile fare l’insegnante?

Sì, soprattutto all’inizio, come tutte le cose nuove a cui ci si approccia. Con il tempo diventa un lavoro non difficile ma complesso perché bisogna tenere in considerazione tantissimi aspetti che vanno oltre il mero insegnamento della disciplina.

Quali doti vengono richieste?

Pazienza, chiarezza, coerenza, assertività, elasticità, comprensione, creatività.

E’ soddisfatta del suo lavoro?

Direi proprio di sì.

D.E e J.J. 2C

 

La professoressa Marta Bussi insegna da due anni Musica nella nostra scuola. Per conoscerla di più, le abbiamo rivolto alcune domande.

  1. Com’è oggi il rapporto dei genitori con la scuola? Troppo presenti o troppo distanti?

– Di sicuro troppo distanti. Dovrebbero essere più interessati a quello che è il sistema scolastico di oggi, mentre loro hanno un’idea di scuola che ormai non esiste più.

  1. Ha mai subito pressioni significative da parte dei suoi genitori nel corso della sua carriera scolastica?

– Fortunatamente no, e devo ringraziarli per questo. Mi hanno lasciato la libertà di scelta in tutto e mi hanno sempre appoggiata, anche quando magari le mie decisioni non erano proprio giustissime.

  1. Qual è il principale problema che vorrebbe venisse risolto per la nostra scuola?

– Vorrei tanto chi si potesse avere l’opportunità di lavorare con gruppi più piccoli per poter concentrarsi meglio sugli studenti.

  1. Qual è il primo provvedimento che il Ministro dell’Istruzione dovrebbe prendere?

– La risposta si collega a quella di prima:  ridurre il numero di studenti per classe, anche se so che così avremmo bisogno di più personale, più classi e quindi più soldi.

  1. Com’è il rapporto con gli altri colleghi?

– Fantastico, mi trovo davvero molto bene.

  1. Che lavoro voleva fare da piccola?

– Alle elementari ero già indirizzata verso l’insegnamento; poi alle medie, per un po’, avrei voluto fare l’interprete, ma sono presto tornata all’idea iniziale.

  1. Quando ha capito di voler fare l’insegnante?

– Credo di averlo proprio focalizzato verso i 28 anni.

  1. Da quanti anni insegna?

– Da 6 anni circa.

  1. Cosa cerca di trasmettere con la musica?

– Beh, varie cose: valori educativi come la tenacia e la pazienza, ma anche lo stare insieme ad altri, come in una orchestra, oltre ovviamente all’amore per la musica.

  1. Com’è il rapporto con gli alunni?

– Molto bello, questa è probabilmente la scuola migliore tra tutte quelle in cui ho lavorato.

  1. Quante scuole ha cambiato?

– In tutto 6.

Bene, grazie mille prof. per la disponibilità!

– Di niente, è stato molto interessante!

 

N.C. 2B

Inauguriamo la rubrica “I Prof si presentano” con la docente di Chitarra  Martina Dal Lago.k12167805

Quando e dove si è diplomata?

“Mi sono diplomata al Conservatorio di Vicenza per quanto riguarda la chitarra e le percussioni e alla Cesford di Bolzano per la musicoterapia”.

Come ha scoperto la sua passione per la musica?

“La passione c’era già, io ho sempre amato la musica. Non mi sono chiesta se mi piacesse, ma mi sono detta ‘quasi quasi vado a suonare’. Ho sempre amato la musica in tutte le sue forme. Ho iniziato ad insegnare appena dopo aver conseguito la maturità. Non ero ancora diplomata, ma davo già delle lezioni private a figli di amici, a ragazzi che frequentavano gli scout in parrocchia e a chi me lo chiedeva”.

Quando ha cominciato a insegnare?

“E’ successo per caso e non ho mai smesso… Ho sempre insegnato. Anche da studentessa”.

Perché ha scelto proprio la chitarra?

“Mi sono sempre divertita tanto a cantare e a ballare. Ma quando ero in terza elementare volevo cantare in chiesa e questo è stato il motore che mi ha portato a iniziare a suonare uno strumento, nello specifico la chitarra. Ho iniziato a suonare con un vicino di casa che mi faceva semplicemente provare qualche accordo e non ho più smesso”.

Suona anche al di fuori della scuola?

“Sì. Ho tenuto tanti concerti, l’ultimo la primavera scorsa, ma in questo periodo non sto suonando perché mi sto dedicando alla famiglia. La musica è parte della mia vita, non potrei starne senza”.

Cosa le piace in particolare dell’insegnamento?

“Mi è piaciuto da sempre insegnare, perché il rapporto con i ragazzi è meraviglioso. Sentire che i ragazzi riescono a mettere in pratica quello che ho trasmesso e insegnato loro è una soddisfazione immensa. Anche l’insegnamento è per me una passione, non è solo un lavoro… Chiaramente mi dà da vivere e da mangiare, però, innanzitutto  è una passione, e il rapporto con i ragazzi è la cosa che preferisco del mio ruolo di docente”.

Se potesse tornare indietro, cambierebbe qualcosa?

“Non ho rammarichi, ma se dovessi riprendere a studiare forse sceglierei una strada meno faticosa, perché studiare  musica richiede una costanza  assoluta: in estate, inverno, autunno, primavera… sempre. Non c’è malattia:  se hai un concerto e stai male devi andare a suonare; se hai una giornata no non importa. Tu lo devi fare e questa è stata un vera fatica. Se tornassi indietro, cambierei qualcosa: ecco cercherei di fare meno fatica”.

Che consiglio rivolge ai futuri allievi dell’indirizzo musicale?

“Scegliere di studiare musica alla medie è un’ opportunità, perché gli indirizzi musicali sono propedeutici quindi ad un eventuale percorso di studi in Conservatorio. L’età della scuola media per me è quella giusta  per iniziare a suonare  la chitarra, farlo prima non avrebbe senso, mentre cominciare dopo sarebbe troppo tardi”.

Come mai non ha scelto di insegnare alle superiori?

“Perché il destino mi ha portato alla Barolini e, quando ho avuto l’opportunità di scegliere se passare al liceo musicale o comunque alle scuole superiori, ho deciso di rimanere qui. Il rapporto che ho con gli alunni è bello, non mi è mai successo di avere problemi con un alunno o comunque una relazione fallimentare. I miei allievi mi piacciono, mi divertono, sono simpatici  e, detto tra noi, sono proprio bravi”.

Nicole Domaschi 2.A

 


 

La Barolini è una delle poche scuole di Vicenza che ha come seconda lingua il Tedesco. web-hosting-murah-server-eropa
Per saperne qualcosa di più, abbiamo interpellato la nostra insegnante Barbara Pasqualotto.

Come è maturata la sua passione per le lingue?

E’ nata quando avevo 15 anni perché mi piacevano molto, le studiavo volentieri e andavo molto bene in quelle materie”.

Quale scuola ha frequentato?

“Un istituto tecnico-commerciale ad indirizzo linguistico”.

Da quanti anni insegna? E in questa scuola?

“Insegno da 26 anni. In questa scuola ho lavorato come supplente dal 2005 al 2007 e come titolare dal 2009 fino ad ora”.

Che cosa l’ha spinta a diventare un’insegnante di tedesco?

“Mi piacevano la lingua e la cultura tedesca, e il contatto con i ragazzi”.

Perché ha scelto proprio il tedesco?

“Perché la trovo una lingua meravigliosa, anche se altri la considerano dura”.

Qual è il suo metodo di valutazione?

“La valutazione è complessa, tiene conto di tanti fattori; per me non rappresenta la media aritmetica, ma qualcosa di più complicato. La valutazione non è procedimento rigido, ma è una continua ricerca di equilibrio tra motivazione e raggiungimento di risultati”.

Valuta anche l’impegno degli alunni?

“Sì, anche perché in questo ordine di scuola e in questa fascia d’età, dagli 11 ai 14 anni, si cerca di dare una possibilità a tutti”.

Come giudica i suoi alunni?

“Io non mi permetto di giudicare gli alunni al di là del tedesco, li tratto come persone”.

Qual era l’argomento della sua tesi di laurea?

“Mi sono occupata di un autore viennese di fine Ottocento”.

Che consiglio darebbe ai futuri alunni?

“Di non dimenticare che questi sono anni importantissimi per la propria formazione culturale, quindi di tenere la mente aperta a tutti gli stimoli possibili; la scuola gioca un ruolo importante in questo senso, anche attraverso lo studio delle lingue straniere”.

Cristian Chiementin

Emanuele Scollo 3.B


 

Abbiamo intervistato la nostra docente di Lettere Maria Luisa Mozzi. 7005Ecco come ha risposto alle domande che le abbiamo rivolto.

Che istituto superiore ha frequentato?

“Il liceo classico ‘Tito Livio’ di Padova.  Una scuola molto seria e dura”.

In quale disciplina si è  laureata?

“Ho seguito il corso di Lettere antiche e mi sono laureata in Storia della lingua greca antica”.

Da quanti anni insegna?

“Dal 1982,  significa che ho 35 anni di insegnamento alle spalle”.

Qual è stata la sua prima scuola in cui ha lavorato?

“Nei primi tempi ho girato parecchio. Il primo istituto comprensivo è stato il “Giovanni XXIII” di Torri di Quartesolo,  ma il periodo più lungo l’ho trascorso al ‘Galileo Galilei’ di Isola Vicentina”.

Cosa ama in particolare del suo lavoro?

“Trovare metodi efficaci nella trasmissione del sapere. Mi preme innanzitutto individuare una via giusta per aiutare la classe. La mia professione mi permette di stare insieme ai ragazzi. Mi consente di tornare su argomenti che ho già studiato e di semplificarli per migliorare la facilità dello studio”.

Le piace studiare?

“Sì, forse anche perché sono figlia di professori: mia madre era una professoressa delle medie di matematica e scienze; mio padre, invece, un docente universitario che ha insegnato all’estero”.

Come si trova con la 3.A?

 “Sono abbastanza severa, ma sempre cercando di avere davanti la vita dei ragazzi. Credo di essere abbastanza dinamica, di variare, per esempio, con nuovi esercizi, lavori, attività. Vengo spesso incontro ai ragazzi, li facilito e, ovviamente, faccio il tifo per loro”.

Kassandra Cielos

Giacomo De Lorenzo 3.A


 

 

Io e la mia compagna abbiamo intervistato la nostra professoressa di Scienze e Matematica Alessandra Gaspari.Scuola-la-matematica-una-bestia-nera-che-pouò-anche-piacere

Che scuola cha frequentato alle superiori?

“Il Boscardin ad indirizzo biologico –sanitario”.

Da quanti anni insegna?

“Da 15 anni”.

Quali sono stati i primi istituti in cui ha lavorato?

“A Torri di Quartesolo, alla Calderari e in una scuola privata”.

Le piace il suo lavoro?

“Mi appassiona molto, anche se quest’anno è un po’ dura. Mi piacciono le materie che insegno”.

Che rapporto ha con i ragazzi?

“Credo abbastanza buono, ma ho capito che il rapporto insegnante-alunno è una sintonia fra persone perciò bisogna variare molto con le attività.  Cerco di avere più confidenza possibile, ma non si può creare un rapporto di amicizia, perché l’insegnante rimane pur sempre una guida”.

Fin da piccola voleva fare la professoressa?

“Sì, ma non sapevo che cosa significasse. Mi piaceva molto il ruolo della mia maestra delle elementari. Ai miei tempi non si studiava ancora inglese e, quando abbiamo iniziato a studiarlo alle scuole medie, ho fatto finta di essere la professoressa di mia sorella. Le davo lezioni, ma dopo due sole lezioni lei non è stata più al gioco. Ora, quando lo ricordiamo, ci ridiamo sopra”.

Come andava a scuola?

“Sono sempre andata bene, soprattutto in Scienze. Non ho mai avuto bisogno di ripetizioni e la materia più difficile per me era Italiano”.

Aveva degli insegnanti preferiti?

“Sì, la mia maestra della scuola primaria, la professoressa di Matematica delle medie e alle superiori il professore di Scienze”.

Che lavoro avrebbe fatto se non fosse diventata insegnante?

“Avrei lavorato in campo ambientale: anzi, se devo essere sincera, ero molto indecisa”.

Ha mai avuto qualche insuccesso?

“Sì, in Diritto qualche volta mi sono fatta trovare impreparata”.

E’ mai stata presa in giro dai suoi compagni?

“Sì, alle elementari mi prendevano in giro per il mio cognome”.

Qual era la sua materia preferita?

“Scienze, però mi piacevano molto anche Inglese e Matematica”.

Giacomo De Lorenzo

Kassandra Cielos 3.A


 

 

Ecco la nostra intervista con la professoressa di Italiano Cosetta Mucciolo, 7005che è anche responsabile della biblioteca di istituto e promotrice di diversi concorsi (Giralibro, Sportlettura).

Dove ha studiato per diventare insegnante?

“Mi sono laureata in Lettere moderne nel 1994 all’università di Salerno. Per me è stata una giornata molto bella, perché raggiungevo un obiettivo importante e c’era tutta la mia famiglia a sostenermi ed a gioire con me”.

Qual era l’argomento della sua tesi?

“La storia della ‘Grammatichetta  Vaticana’, un trattato di grammatica scritto da Leon Battista Alberti e rimasto inedito”.

Quando è arrivata a Vicenza?

“A fine agosto 1996”.

Da quanti anni insegna in questa scuola?

“Dal 2007”.

Che approccio ha con i suoi alunni?

“Cerco di essere severa e gentile allo stesso tempo, di far comprendere loro che lo studio è importante. Se tu hai studiato, quando sarai grande potrai affrontare tutte le sfide della vita e nessuno ti potrà sottomettere. Ecco perché il nostro motto è ‘la Grammatica ti salva la vita’. Se sai scrivere correttamente, puoi partecipare anche a dei concorsi per trovare lavoro e questo aiuta anche a comunicare con gli altri”.

Quando è nata la sua passione per i libri?

“Mi è sempre piaciuto leggere. La passione mi è stata trasmessa da mia mamma, che fin da piccola mi leggeva racconti di ogni sorta, e da mio padre, che mi comprava tanti libri”.

Come è organizzata la biblioteca scolastica?

“Funziona come luogo di lettura, di approfondimento delle materie e di scambio di testi tra i ragazzi. Siamo collegati in rete con le altre biblioteche scolastiche e civiche e questo ci facilita nell’acquisizione dei volumi.

Che consiglio darebbe ai futuri allievi?

“Di avvicinarsi alla nuova scuola con spirito di curiosità, voglia di apprendere, ma anche molta serenità, perché noi gli alunni non sono numeri o voti ma esseri umani con i quali crescere assieme”.

 Sara Jankovic 2.C


 

Chi non conosce la nostra insegnante di Inglese Sonia Casarotto? imagesSe mai ci fosse qualcuno che non l’ha sentita nominare, gli consigliamo di leggere l’intervista che le abbiamo rivolto.

Che scuola superiore ha frequentato?

“L’istituto Piovene, indirizzo commercio estero, soltanto perché mi piacevano le lingue straniere; ma quella scuola non era affatto adatta a me. Detestavo tutte le materie di indirizzo ma per fortuna sono riuscita a terminare il percorso per poi scegliere la facoltà di Lingue e Letterature Moderne.

Come è nata la sua passione per le lingue?

“Ho scoperto il mio interesse per l’inglese grazie alla mia prima professoressa, per l’appunto di inglese, Silvia Vignato, davvero mitica, alla scuola media Maffei; comunque la passione per le lingue straniere era nata abbastanza presto, quando ero poco più di una bambina, poiché i miei genitori avevano un albergo e spesso capitavano turisti o uomini d’affari stranieri. Mi dispiaceva molto non capire ciò che dicevano e mi affascinava l’idea di conoscere le loro culture e i paesi da cui provenivano. Sono stata anche molto fortunata, perché i miei genitori mi hanno sempre stimolato all’apprendimento delle lingue straniere, permettendomi di frequentare corsi all’estero: a soli 14 anni ho trascorso parte dell’estate in Francia e in Inghilterra e all’epoca non era così comune”.

Qual era l’argomento della sua tesi di laurea?

“Sono laureata in letteratura anglo-americana e l’argomento della mia tesi furono i racconti brevi di Morley Callaghan, scrittore per l’appunto canadese”.

Da ragazza voleva fare l’insegnante?

“A dire il vero da ragazza mai e poi mai avrei pensato di fare l’insegnante; durante l’estate nel 1986 in Inghilterra feci un’esperienza insegnando a gruppi di ragazzi e mi piacque; quindi iniziai a ripeterla ogni estate e decisi che quella professione faceva per me. Mi divertiva programmare le attività didattiche, il lavoro di team con i docenti e naturalmente il rapporto quotidiano con i ragazzi”.

Da quanti anni insegna alla Barolini?

“Dal 2008”.

Da quanto tempo propone l’attività “Venice I love You”?

“Ho iniziato alla Bortolan, continuato alla Muttoni e poi alla Barolini credo da cinque o sei anni”.

Com’è strutturata?

“Si tratta di una serie di attività con giochi, interviste abbastanza articolate ai turisti stranieri che transitano per Venezia”.

Cosa le piace di più del suo lavoro?

“Sono molti gli aspetti della mia professione che trovo interessanti: quello che però considero centrale è sicuramente lo scambio continuo con i ragazzi che aiuta ad aprire la mente, a divenire molto elastici e che arricchisce molto”.

A.G

H.V 2.C


 

La “suk12167805a” banda suona il rock. La nostra professoressa di Musica Elisa Doria, infatti, oltre che insegnare, fa parte del complesso dei “Musicipio”, che abbiamo potuto ascoltare anche alla “Barolini”.

In che cosa si è diplomata?

“In pianoforte come strumento principale al conservatorio”.

Perché ha scelto proprio il pianoforte?

“Perché è uno strumento completo e ricco di suoni sia gravi che acuti. E’ in grado di svolgere più parti in un orchestra per la capacità di utilizzare suoni con diverse sfumature”.

Cosa l’ha spinta a fare musica?

“Non potevo fare altro ed era un bisogno che fin da piccola sentivo dentro”.

Pensa che l’internazionalità della scuola arricchisca o meno?

“Indubbiamente sì, soprattutto quando i ragazzi sono propositivi, anche se a volte è difficile combinare il tutto. E’ una bella sfida. E’ il primo passo che la società può fare per integrare i ragazzi”.

Ci dica tre valori importanti in una scuola media.

“Buona volontà, disciplina (ci vuole anche quella), e l’essere brillanti e simpatici, perché addolcisce sempre lo studio”.

Nel suo criterio di valutazione che peso ha l’impegno?

“Credo sia sempre la prima voce, il primo elemento che considero. Anche con scarsi risultati l’impegno viene sempre premiato”.

Se non fosse diventata musicista, che cosa avrebbe fatto nella vita?

“Forse la ballerina o l’artigiana. Mi piace modellare, aggiustare e creare le cose”.

Ci riveli il suo brano preferito in assoluto e quello che potrebbe fare da colonna sonora alla sua vita.

“Il brano che potrebbe fare da colonna alla mia vita è il concerto per pianoforte e orchestra di Ravel. Ma non ho veri brani preferiti, perché me ne piacciono molti e non saprei quale scegliere”.

Qual è lo stile di musica che predilige?

“Amo le musiche rinascimentali, il barocco e il rock”.

Ha mai preso ispirazione da un artista famoso?

“Si, spesso prendo ispirazione da molti artisti che con la loro arte esprimono una forma divina, nonostante il loro comportamento non esemplare”.

Se dovesse fare adesso un bilancio dei suoi anni d’insegnamento quale sarebbe il momento migliore e quale quello in cui ha avuto più difficoltà?

Le difficoltà quando ho problemi fisici e mi scontro con la parte burocratica del mio lavoro. Mentre è bello quando i ragazzi dicono cose profonde che dimostrano maturità”..

Leonardo Zaffonato 3.B


 

L7005a professoressa Valentina Fabris è la nostra insegnante di Lettere. Quando l’abbiamo intervistata, si è mostrata interessata e gentile ed ha fornito risposte esaustive alle nostre domande.

Che istituto superiore ha frequentato?

“Il liceo classico Pigafetta”.

Su quale argomento era incentrata la sua tesi?

“Sulle epigrafi dell’Asia minore”.

Da quanti anni insegna?

“Diciannove, di cui quindici alla Barolini”.

Cosa pensa della sua classe attuale?

“Dei miei alunni penso che siano ragazzi intelligenti ma che occorra più impegno, visto che la maggior parte di loro ha ottime capacità”.

Quanto tempo impiega per organizzare la lezione?

“Dipende dal tipo di lezione, però per una lezione standard, di solito, impiego un’ora, più o meno.

Ovviamente per il ripasso serve un po’ di tempo in più e ci sono anche delle attività come Ap & Ap che necessitano di maggior tempo”.

Qual è il suo criterio di valutazione?

“Per gli alunni stranieri valuto a partire dal punto di partenza; per tutti, l’impegno, la volontà e i progressi”.

Come la giudicano secondo lei i suoi alunni?

“Penso, o almeno questa è la mia opinione, che mi giudichino severa ma giusta”.

Ha paura dei giudizi dei suoi alunni?

“In realtà, non ho mai avuto timore di un giudizio, perché comunque alla fine sono io che decido”.

Perché ha voluto fare l’insegnante?

“Diciamo che la laurea mi ha indirizzato verso questo lavoro, ma mi ha sempre interessato trasmettere agli altri quello che ho studiato”.

Andrea Simbula

Nicola Cristofoli 3 B

 


 

k12167805Tu chiamale, se vuoi, percussioni… Scopriamo qualcosa di più sul nostro insegnante di strumento Roberto Fotia.

Come è nata la sua passione per la musica?

“Da piccolo avevo un lontano parente  figlio di un signore che aveva una scuola di musica. Ogni tanto frequentavo questa scuola prima di iniziare a studiare chitarra. Durante le lezioni di chitarra notai che all’interno della sala c’era una batteria. Provai a suonarla e mi piacque molto. Da quel momento non suonai più la chitarra ma la batteria per passare poi alle percussioni”.

Ha un sogno nel cassetto?

“Sembrerà strano, ma mi piacerebbe molto diventare un bravo programmatore di computer. Spero di cominciare prima o poi”.

Che scuola ha frequentato per diventare percussionista?

“Il conservatorio”.

Perché ha deciso di trasferirsi a Vicenza?

“Perché c’erano più possibilità di lavoro”.

Le  piace insegnare?

“Si, perché attraverso l’insegnamento imparo”.

Cosa pensa dei suoi allievi?

“I miei allievi sono le persone che devo ringraziare di più, perché grazie a loro lavoro, ma soprattutto mi arricchisco professionalmente grazie ai loro bisogni differenti”.

Suona al di fuori della scuola?

“Ho suonato in una orchestra per diverso tempo. Dopo aver ricoperto l’incarico di direttore d’orchestra, mi sono dedicato all’insegnamento”.

Falba Idrizi 2.A

 


 

Unknown001728Marilena Rienzi è la nostra nuova insegnante di Scienze Motorie. Nata a Cava dei Tirreni, in provincia di Salerno, ex-cestista in serie A con trascorsi anche in Nazionale, ci ha raccontato in questa intervista desideri, speranze, sogni e passioni della sua vita.

Cosa ha significato per lei lo sport?

“Ha rappresentato la mia vita. Mi ha insegnato a vivere”.

Com’è nata la sua passione per il basket?

“Avevo 5 anni e mia madre mi portò in palestra a fare minibasket. Arrivata lì, mi innamorai. E’ stata una vita piena di amore per il basket”.

E’ vero che ha giocato in Nazionale? Ci racconta la sua esperienza in azzurro?

“Si, ho disputato i Campionati Europei. Eravamo un gruppo molto nell’intento di raggiungere lo stesso obiettivo, che era il podio. Peccato che non ci siamo riuscite, comunque è stata una bella esperienza”.

Quando è arrivata a Vicenza? Perchè ha deciso di fermarsi qui?

“Sono arrivata qui per la prima volta nel 1998 per giocare in serie A1 nell’As Vicenza. Poi ho deciso di diventare insegnate di educazione fisica e c’erano posti di lavoro, quindi ho avuto le mie prime esperienze scolastiche”.

Quali sono i suoi due sport preferiti oltre al basket?

“Non saprei, sono molto indecisa. Di sicuro il rugby ma per il resto li amo tutti”.

Ci racconti il suo approccio con gli alunni.

“Cerco di trasmettere loro una mentalità sportiva fatta di condivisione, regole e obiettivi, che contribuisca a far vivere loro una vita piena di sport”.

Qual è il suo criterio di valutazione?

“Il rendimento è una conseguenza naturale dell’impegno e del sacrificio durante le lezioni. Quindi mi baso su questi fattori”.

Cosa pensa dello sport moderno, ricco di doping e corruzione?

“Spesso l’obiettivo di una competizione è più importante della salute degli atleti da preservare. Io mi batto affinchè i ragazzi capiscano i valori della salute, che vengono prima di ogni cosa”.

Quali sono le possibilità che hanno le eccelenze di questa scuola?

“Hanno delle possibilità, ma è fondamentale credere in se stessi e saper cogliere le occasioni. L’obiettivo della scuola è  individuare i talenti, che poi devono essere aiutati da persone competenti esterne alla scuola nelle società sportive”.

Qual è il suo idolo a livello sportivo? E nella vita di tutti i giorni?

“Non ho idoli. Penso a me stessa ed a cercare di migliorarmi, senza prendere a modello la vita di altri, ma vivendo la mia vita”.

Se non ci fosse stato lo sport, cosa avrebbe fatto nella sua vita?

“Il medico”.

Leonardo Zaffonato

 Emanuele Scollo 3.B

 


 

 Scuola-la-matematica-una-bestia-nera-che-pouò-anche-piacereMichele Vincenzi è uno degli insegnanti “veterani” della Barolini. Questo rende ancor più interessante l’intervista che gli abbiamo fatto.

Quando ha deciso di fare il prof di matematica?

“Non è che uno nasca con l’idea di fare l’insegnante (o almeno non tutti). Dopo la laurea, che non era in Matematica, siccome desideravo rendermi economicamente indipendente e quindi potermi sposare, ho avuto occasione di iniziare ad insegnare. Mi sono detto: Perché no? Intanto vedo se mi piace e nel frattempo possono presentarsi anche altre opportunità”.

Che facoltà ha frequentato?

“Scienze geologiche all’Università di Padova: un corso di studi molto interessante, che presenta aspetti puramente teorici ed altri pratici, come i laboratori di paleontologia, mineralogia, cristallografia ed altri ancora. Inoltre, per imparare a distinguere le rocce e ad eseguire rilevamenti geologici, si facevano escursioni in montagna, anche di più giorni”.

Da quando insegna in questa scuola?

“Dal settembre 2003, un bel po’ ormai: voi non eravate ancora nate!”.

Dove lavorava prima?

“Ho insegnato in parecchie scuole medie della provincia: Chiampo, Carrè, Zugliano, Grisignano, Camisano, Villaganzerla, Longare”.

Le piace insegnare?

“Sì, mi piace molto insegnare matematica e scienze ed anche stare con i ragazzi. Col tempo, anzi, mi piace anche di più, forse perché la ormai lunga esperienza acquisita mi aiuta molto. Ragazze e ragazzi, poi, ti costringono a stare al passo dei tempi (per quanto possibile naturalmente), per non sembrare un “matusa”, come definivano noi una volta gli adulti”.

Che consiglio rivolge ai futuri alunni di prima media?

“Innanzitutto, preparatevi meglio che potete in quest’ultimo anno di scuola primaria: farete meno fatica dopo. Presentatevi alla scuola secondaria senza particolari timori, ma nemmeno troppo spavaldi. Ascoltate i suggerimenti anche degli amici più grandi, ma soprattutto degli adulti: genitori ed insegnanti in primis, non perché “sanno tutto loro”, ma perché ci siamo già passati. Erano altri tempi, direte voi, ed è vero, ma sostanzialmente non crediate di essere molto diversi da come eravamo noi: non avevamo videogiochi, computer e cellulari, ma la voglia di studiare era poca anche per noi, mentre era tanta quella di giocare! Ed è troppo tardi quando ci si accorge che bastava così poco! Coraggio! Le medie le hanno fatte milioni di ragazzi prima di voi, cosa volete che siano! Un ultimo pensiero: ognuno è artefice del proprio destino, dicevano gli antichi romani. Voi sarete da adulti quello che ora sceglierete di essere!”.

Alessia Grandolfo

Sara Jankovic 2.C

 


 

k12167805Ci insegna a suonare lo strumento preferito anche da Renzo Arbore: il clarinetto. Stiamo parlando del nostro prof Diego Zordan, che conosceremo meglio grazie a questa intervista.

Quali sono stati i suoi studi?

“Ho conseguito la maturità artistico-musicale nel 1989, poi ho conseguito il diploma di clarinetto nel 1991 e infine il diploma accademico di secondo livello nella classe di concorso di strumento musicale AC77 – clarinetto nel 2008“.

A quanti anni si è appassionato alla musica?

“Ho sviluppato la passione per la musica fin da piccolo, intorno ai 7-8 anni. Da sempre mi è piaciuto il clarinetto perché è un po’ nel DNA della mia famiglia: infatti sia mio nonno che mio papà suonavano il clarinetto”.

Da quanti anni insegna?

“Ho cominciato ad insegnare nella scuola della banda del mio paese all’età di 16 anni; successivamente ho iniziato l’insegnamento del clarinetto quando nella nostra scuola è nato l’indirizzo musicale e si è creato un posto proprio per questo strumento”.

Le piace insegnare? Che rapporto ha con i propri alunni?

“Ho un bellissimo rapporto con tutti i miei allievi della scuola, un rapporto di collaborazione e amicizia e questo è dovuto al piacere di insegnare a suonare uno strumento così bello, che mi trasmette energia e passione”.

Insegna anche fuori dalla nostra scuola? Se sì dove?

“Si! Non insegno e suono solo nella nostra scuola ma anche fuori dall’ambito scolastico. Quando ero più giovane, infatti, suonavo in diverse formazioni sia orchestrali che cameristiche. Ora la mia  attività strumentale si è ridotta per ovvi motivi sia famigliari che di lavoro, però tengo viva la mia passione dedicando gran parte del mio tempo libero alla direzione della banda del Paese in cui vivo, Cogollo del Cengio, che si chiama Mosson Drum & Bugle Corps”. 

Per la cronaca, aggiungiamo noi, la Mosson Band ha vinto lo scorso luglio i campionati italiani di Marching Bands (bande marcianti) a Lecco, ed in settembre si è piazzata sesta su 24 finaliste agli Europei a Kerkrade, in Olanda.

Cambierebbe qualcosa del suo percorso musicale?

“Sono soddisfatto del percorso musicale che ho fatto nella mia carriera, però, se dovessi riavvolgere il nastro, farei alcune scelte diverse rispetto a quelle compiute da giovane”.

Ma questa sarebbe un’altra storia da raccontare e un nuovo articolo da scrivere.

Chiara Fior

Adelena Pistis  2.A

 


 

Una storia particolare, quella della nostra insegnante di Religione suor Anna, che ci ha raccontato in esclusiva. È una suora figlia della Chiesa, originaria della provincia di Caserta e che vive a Vicenza da tre anni. 

Come mai ha deciso di diventare suora?

“Sentivo che quello che avevo non mi bastava, finché ho fatto esperienza di un amore più grande di quello che già conoscevo, più grande anche della persona che frequentavo da cinque anni e questo amore era quello che Dio aveva per me”.

A che età ha scoperto di voler abbracciare questa vocazione?

“A 23 anni e posso dire di non essermi mai pentita, sono molto contenta della vita che conduco. Mi piace molto passeggiare, cantare e suonare la chitarra. Le suore hanno un particolare modo di vivere che certo è un po’ diverso da quello che siamo abituati a considerare, ma è proprio attraverso questa modalità di vita fatta di preghiera, di lavoro e di incontro con tante persone che il Signore mi fa incontrare, che mi sento realizzata e felice”.

Ha mai pensato di entrare in clausura?

“No. Non sento questa chiamata”.

Ama insegnare Religione alle medie?

“Sì, perché l’insegnamento lo sento mio e perché sento di volere molto bene agli alunni, a cui cerco di insegnare che la religione, di qualunque confessione si tratti, è un ambito culturale molto bello, che se vissuto in verità è fonte di pace e di concordia fra i popoli di culture diverse. Siete una bella sfida! Avete molti doni da scoprire e coltivare…e a me piacerebbe farlo con voi!”.

Dove vive?

“In un convento non lontano da Monte Berico e il posto mi piace molto”.

Se potesse incontrare papa Francesco, cosa gli direbbe?

“Lo ringrazierei per il suo operato. Provo sempre una grande emozione nel vederlo”.

Cosa pensa del fatto che oggi molti giovani non credono in Dio?

“Non è una realtà negativa! Ogni persona si pone delle domande riguardo alle questioni fondamentali dell’esistenza e se si cerca con verità, si arriverà a riconoscere Dio”.

Quante ore al giorno prega?

“Due da sola e altrettante con la comunità”.

Che progetti aveva alla nostra età?

“Sposarmi, avere tanti figli e lavorare in banca. Ambivo ad una vita normale, insomma”.

Come hanno preso la sua decisione i genitori?

“All’inizio non erano d’accordo, ma poi hanno visto che ero felice e lo sono diventati anche loro”.

Cosa c’è dopo la vita terrena secondo lei?

“Il paradiso ed un’altra vita molto bella, che soddisfa tutti i nostri desideri”.

Che consiglio sente di rivolgerci?

“Vivete fino in fondo la vostra vita e sfruttate tutte le occasioni sane che vi vengono concesse e che sono capaci di darvi la gioia vera”.

Jovana Perucic 3.B

 


 

Riprendiamo la rubrica dedicata ai nostri docenti, intervistando il nostro nuovo professore di Tecnologia, Umberto Scandurra. Che ha una storia molto particolare di ex-studente alla Barolini ed ex-militare alle spalle. Scopriamola assieme. 

In quale disciplina si è laureato e dove?

“Architettura a Venezia”.

Da quanti anni insegna?

“Da 3 lustri, ovvero 15 anni”.

Ci racconta qualcosa della sua esperienza militare?

“Ho vissuto il servizio di leva (che a quel tempo era obbligatorio) come ufficiale, prima frequentando per cinque mesi la scuola militare alla Cecchignola di Roma, nel 162° Corso Grifo dell’Esercito nell’Arma del Genio, poi svolgendo servizio in prima nomina in qualità di Sottotenente presso l’11° Reggimento Genio Pionieri di Motta di Livenza. Nel primo periodo, quello romano, ho imparato a vivere la vita militare, sottostando a delle regole, forgiandomi nel carattere e acquisendo sicurezza e padronanza sia nel comando che nelle attività militari tecniche; nel secondo periodo, durato altri dieci mesi, ho espresso tutto quello che avevo acquisito dalla scuola militare, svolgendo vari incarichi di una certa responsabilità, quali comandante dell’Ufficio Infrastrutture e dei Servizi Generali della caserma. Tuttavia, come ufficiale sottotenente, ho potuto assumere ulteriori ruoli in base alle mie predilezioni personali: istruttore di attività fisica e istruttore di scuola guida (per la parte teorica, ambito civile). Inoltre, c’erano anche delle attività obbligatorie per tutti gli ufficiali inferiori, quali i servizi armati come Ufficiale di Picchetto o presso presidi esterni alla caserma come le polveriere. E’ stata una bella esperienza, che mi ha insegnato a interagire meglio con altre persone e mi ha fatto capire l’importanza del lavoro, delle responsabilità, delle relazioni con gli altri e altri valori come il rispetto delle persone, dei ruoli e anche dell’amicizia”.

Preferisce la Tecnologia “teorica” o quella “pratica”?

“Sono entrambe importanti, perché una completa l’altra. Senza teoria non si comprenderebbe ciò che facciamo, senza la pratica non si riuscirebbe ad attuare ciò che si impara”.

Cosa cerca di trasmettere agli alunni?

“Autonomia, interesse e passione”.

Qual è il suo criterio di valutazione? Valuta anche l’impegno?

“Si, certo, l’impegno è una caratteristica importante, e difatti cerco di valutarli osservando la complessità delle loro problematiche. Chi è più brava? La lepre che ha le capacità per correre in un battibaleno verso il traguardo (e proprio per questo si permette il lusso di dormire), oppure la tartaruga, che, sapendo di muoversi lentamente, si impegna subito a raggiungere il traguardo? Quindi, chiunque si impegna è a metà dell’opera, anche se magari non è così bravo in ciò che fa…

Se le dicessero che deve andare in un altro Paese e potesse portare solo la sua famiglia e tre oggetti, quali sceglierebbe?

“Un libro per la mia passione profonda per la lettura, una fotocamera digitale per immortalare nuovi paesaggi e nuove culture e un portatile per restare sempre aggiornato con il mondo (e trasferire in memoria le foto scattate)”.

Se potesse tornare indietro nel tempo una sola volta, cosa cambierebbe della sua vita?

“Sapendo come si è sviluppata la normativa sulla scuola italiana in questo decennio, avrei scelto di fare l’architetto a tempo pieno, e magari all’estero. Quindici anni fa, infatti, avevo avuto un’opportunità per lavorare in Europa come architetto, ma preferii seguire il cuore e dedicarmi all’insegnamento.

Se le chiedessero di tornare nell’esercito, lo farebbe?

“So che risulterebbe improbabile, e adesso ho anche famiglia; dovrei pensarci”.

Meglio la Barolini dei suoi tempi o quella di oggi?

“Secondo me quella dei miei tempi, a partire dal fatto che la materia di Tecnologia (allora chiamata Educazione Tecnica) prevedeva un’ora in più (quindi tre ore) e c’era un’aula dedicata; infatti, in quella situazione era più facile organizzare e seguire lavoretti pratici (ad esempio con il compensato). Il lato positivo di oggi è l’utilizzo dei computer, ma rischiamo di avere meno manualità di un tempo”.

Tornerebbe all’università?

“Si, lo vorrei tanto. Tuttora sto aspettando momenti migliori per continuare gli studi in un dottorato di ricerca. Partendo dal presupposto che occorre imparare ad ogni età, il mio sogno è continuare gli studi con la ricerca universitaria”.

C’è qualcosa che vorrebbe dire agli alunni delle elementari?

“Imparate ad osservare e ad ascoltare: siate concentrati e focalizzate l’obiettivo. E voi genitori che li seguite, insegnate ai vostri figli di accettare anche qualche difficoltà e qualche sforzo in più per affrontare la realtà, senza volere sempre difenderli. Un vecchio docente un giorno mi disse: quando studiate, studiate; e quando giocate, giocate; ma non siate mai faciloni e perditempo, neppure nel gioco”.

Leonardo Zaffonato 3.B


Non potevamo che chiudere la rubrica con l’intervista alla nostra professoressa di Matematica e Scienze Franca Matteazzi, un pilastro del corso B. Ecco le sue risposte.

In che disciplina si è laureata?

“Scienze biologiche all’Università di Padova”.

Qual era l’argomento della sua tesi?

“La trasmissione dell’epatite B da madre a figlio”.

Da quanto tempo insegna in questa scuola?

“Da dieci anni”.

Dove ha lavorato in  precedenza?

“Alla scuola media di Caldogno”.

Se tornasse indietro farebbe ancora l’insegnante?

“Sì”.

Qual è il suo approccio con gli alunni?

“Cerco di coinvolgerli facendoli interagire durante le lezioni, ascoltando anche le loro opinioni”.

Cosa consiglia ai futuri alunni delle classi prime?

“Di affrontare la scuola media con serenità, ma anche impegno e buona volontà”.


Abbiamo intervistato la nostra professoressa di lettere Barban Barbara e le abbiamo proposto delle domande sulla sua vita e carriera.

Da quanto tempo insegna?7005

 “Da 11 anni”.

In che disciplina  si è laureata?

 “In storia”.

Quali sono le materie che le piace di più insegnare?

 “Storia e Geografia”.

Quando era piccola che lavoro avrebbe voluto fare?

 “Il presidente della Repubblica”.

Che tipo era alla nostra età?

 “Vivevo in Africa e andavo a scuola pochi mesi all’anno”.

Perché fa l’insegnante e cosa l’ha spinta a fare questa professione?

 “Perché ne ho avuto la possibilità”.

La parte che preferisce e invece detesta dell’insegnamento?

“Mi piace spiegare e fare cose nuove. Detesto la burocrazia”.

Il viaggio più lontano che ha fatto?

 “In Indonesia”.

Quello preferito?

 “In Sudafrica”.

Ha mai pensato di lasciare l’insegnamento?

 “No”.

Se potesse mandare una lettera ad un personaggio storico, chi sceglierebbe e cosa gli chiederebbe?

“Manderei una lettera a Napoleone Bonaparte ed a Nelson Mandela: chiederei loro se avevano un progetto o se quello che hanno fatto è stato casuale”.

Quali sport preferisce?

 “Mi piace un po’ di tutto”.

Quali sono i suoi generi di letterari preferiti?

 “Non sopporto il genere rosa, mi piacciono gli zoombie e le apocalissi”.

Quali sono i suoi libri preferiti?

 “Il signore degli Anelli e Cent’anni di solitudine”.

I suoi hobby?

“Fare sport, leggere e viaggiare”.

Lo scrittore?

“Isaac Asimov”.

La città?

“Parigi”.

Perché le piace la robotica?

“Perché unisce le materie umanistiche a quelle scientifiche e perché penso che questo sarà il futuro della nostra cultura”.

I redattori di Carpe Diem della 2.C


Concludiamo la nostra serie di interviste ai docenti “storici” della Barolini con il professor Andrea Lazzari.7005

In che materia si è laureato?

“In Lettere all’Università di Padova con una tesi sullo scrittore vicentino Goffredo Parise”.

Da quanti anni insegna?

“Dal 1992, prima ad Arzignano e poi a Vicenza. Sono alla Barolini dall’anno scolastico 2001-2002. Una vita fa…”.

Perché ha scelto di insegnare proprio Italiano, Storia e Geografia?

“Perché mi hanno sempre appassionato, in particolare la letteratura e la Storia”.

Le piace fare il professore? Che rapporto ha con i suoi alunni?

“Certo. Cerco di instaurare con loro un rapporto molto diretto, per ‘fare squadra’ e coinvolgerli il più possibile nel percorso di studi”.

Ha altri interessi oltre all’insegnamento?

“Sono giornalista pubblicista, ho scritto un libro e collaborato ad altre pubblicazioni di carattere storico e sportivo”.

Come le è venuta l’idea di portare il “Quotidiano in classe” alla Barolini?

“Ritengo che lo studio della Storia e della Geografia non possa prescindere dalla conoscenza dei fatti attuali, in particolare se si parla di guerre, povertà, migrazioni. I giornali rappresentano in questo senso uno strumento informativo indispensabile”.

Quando è nato Carpe Diem?

“Esisteva già quando sono arrivato alla Barolini. Con il trascorrere degli anni l’ho migliorato ed aggiornato di continuo”.

Vuole rivolgere infine un consiglio ai futuri alunni della Barolini?

“Affrontate la nuova scuola con entusiasmo e desiderio di mettervi in gioco”.

 

C.F.